Outsport: 2018 anno della ricerca su omotransfobia e sport, nuovi elementi anche per la parità di genere

Il dato di partenza: oltre metà della popolazione Lgbti in Europa evita di esprimere apertamente il proprio orientamento sessuale in determinati luoghi per timore di discriminazioni; nel 42% dei casi, in circoli e club sportivi.
Roma, 10 gennaio 2018 – La prima ricerca europea sul fenomeno dell’omo-transfobia nello sport. Come previsto in una tabella di marcia che ha preso il via lo scorso febbraio 2017, tra poche settimana si aprirà il survey internazionale promosso dall’Università dello Sport di Colonia, attività chiave nel 2018 del progetto Outsport di AICS/Gaycs, che annovera 5 partner tra Italia, Austria, Germania, Scozia e Ungheria.
Negli ultimi anni il Comitato Olimpico Internazionale e il Coni si sono dotati di regole per contrastare la discriminazione delle persone omosessuali e transgender nello sport. Più in generale, anche l’Uefa si è esposta sul tema di recente nell’ambito dell’iniziativa #EqualGame e non sono mancate campagne importanti come quella dei rainbow laces lanciata nella Premier League del calcio inglese (Foto). Per favorire l’inclusione reale, tuttavia, è necessario anche approfondire la conoscenza del fenomeno. Secondo gli unici dati disponibili della Fundamental Rights Agency of the European Union, oltre metà della popolazione Lgbti in Europa evita di esprimere apertamente il proprio orientamento sessuale in determinati luoghi. Nel 42% dei casi si tratta di circoli e club sportivi.
Conoscere meglio le discriminazioni omotransfobiche che colpiscono le persone Lgbti, è indispensabile inoltre per contrastare i luoghi comuni che limitano nei fatti la partecipazione delle donne nello sport. L’omo-transfobia, infatti, non è solo violenza, ma è fatta di linguaggi, attitudini e comportamenti fortemente maschilisti in grado di colpire tutti e tutte: uno dei commenti più diffusi sui campi di calcio (per fare un esempio) è <<giochi come una femminuccia>>.
Nelle prossime settimane partirà la nostra campagna per coinvolgere il mondo dello sport nella promozione del sondaggio, ciascuno attraverso i propri canali. In ogni contesto sportivo ci sono purtroppo moltissime persone lgbti ancora invisibili e costrette a una doppia vita: raccogliere la loro esperienza in maniera anonima ci fornirà strumenti concreti per poterli aiutare e rendere lo sport sempre più strumento di inclusione e crescita sociale.